La favola de’ tre gobbi, Parma, Stamperia Reale, 1773 (I tre gobbi innamorati)

 PARTE PRIMA
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di madama Vezzosa con toletta da un lato.
 
 VEZZOSA seguita da due cameriere
 
 VEZZOSA
 
    Alla toletta
 mi vado a porre.
 E cosa dite,
 non farò bene? (Alle cameriere)
5Oh certo sì.
 Mi vuo’ conciare
 ma da mia pari
 un bel tuppè.
 
    Allor direte:
10«Oh com’è bella».
 Ed io con gusto
 dirò: «Son quella,
 son pur pulita.
 Che bella vita!»
15Direte ancora:
 «Oh che signora
 coll’andriè».
 
 Per tutte le botteghe
 so che di me si parla,
20per le vie, per le piazze e per le case.
 E in ogni angolo alfin della città
 non si fa che parlar di mia beltà.
 Io però non son pazza;
 non mi fo vagheggiar per ambizione;
25non cerco cicisbei belli e graziosi
 ma ricchi, di buon core e generosi.
 So che la gioventù passa e non dura,
 onde chi non procura
 per tempo stabilir la sua fortuna
30arriva alla vecchiezza;
 ed allora può dirsi: «Addio bellezza».
 
 SCENA II
 
 CAMERIERA e dette, indi il marchese PARPAGNACCO
 
 CAMERIERA
 Signora, è qui il marchese Parpagnacco.
 VEZZOSA
 Venga, venga; è padrone. (Partono le cameriere unite)
 Costui fa il signorone,
35benché nato villan. Ma non importa.
 In oggi chi ha danari in quantità,
 porta nel suo taschin la nobiltà.
 PARPAGNACCO
 Riverente m’inchino
 a quella bella grazia
40che di farmi languir non è mai sazia.
 VEZZOSA
 Io faccio riverenza
 a que’ vezzosi rai
 che di farmi penar non cessan mai.
 PARPAGNACCO
 Ah madama Vezzosa,
45siete molto graziosa!
 VEZZOSA
 Ah Parpagnacco mio,
 siete tutto bellezza e tutto brio!
 PARPAGNACCO
 Non dico per lodarmi
 ma dacché son marchese
50faccio maravigliar tutto il paese.
 Quand’ero alla montagna,
 d’essere mi pareva un contadino;
 ora d’esser mi pare un ballerino.
 VEZZOSA
 Certo che un uomo siete
55veramente ben fatto.
 V’è un certo non so che dietro la schiena;
 ma è una cosa da niente e non dà pena.
 PARPAGNACCO
 Sì, vi dirò il perché. Come ricolma
 di pesanti pensieri ho la mia mente,
60par che il dorso s’incurvi... Eh non è niente.
 VEZZOSA
 Niente, niente, signor, lo dico anch’io;
 anzi grazia gli dà quel monticello;
 e poi chi ha del danaro è sempre bello.
 PARPAGNACCO
 Danar? Voi lo sapete;
65feudi, ville, campagne,
 palazzi, servitù, sedie, carrozze,
 ori, argenti, diamanti e ricche spoglie
 non mi mancano mai. Voi lo sapete,
 io possiedo un tesoro.
 VEZZOSA
70(Certamente ha costui la gobba d’oro).
 PARPAGNACCO
 Una cosa mi manca.
 VEZZOSA
                                        E cosa è mai?
 Ella ha feudi e campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carrozze,
 ori, argenti, diamanti e ricche spoglie.
 PARPAGNACCO
75Mi manca, lo dirò, una bella moglie.
 VEZZOSA
 Ritrovarla conviene. Una tal donna
 sarà ben fortunata,
 se la trova, o signore.
 PARPAGNACCO
                                         Io l’ho trovata.
 VEZZOSA
 E chi è mai, e chi è mai? Sarà sicuro
80giovine, com’ell’è, graziosa e bella.
 PARPAGNACCO
 Lo volete saper? Voi siete quella.
 VEZZOSA
 Io? Davvero? lo credo? Oh me felice!
 Oh che sorte! Oh che grazia! Oh che contento!
 Quasi impazzir dall’allegria mi sento.
85(Se mi credi, minchion, la sbagli affé.
 Voglio i danari tuoi, non voglio te).
 PARPAGNACCO
 Questa vostra allegrezza
 m’empie il cor di dolcezza.
 Sudo, smanio, deliro,
90rido per lo contento e poi sospiro.
 
    Quegli occhietti belli belli
 m’hanno fatto innamorar.
 Quei labbretti cari cari
 mi potrebber consolar.
95Quel ch’io vedo e che non vedo
 mi fa sempre sospirar.
 
    Occhi vezzosi,
 labbri amorosi,
 ah non mi fate
100più delirar!
 
 VEZZOSA
 Io ingannarvi, signor? Mi meraviglio.
 In casa mia non vien nessuno al mondo.
 Io non sono di quelle... Eh faccia grazia,
 dove ha comprato mai quel bel diamante
105spiritoso, brillante? (Guardando un anello ch’egli ha in dito)
 Certamente è un incanto.
 PARPAGNACCO
 Le piace?
 VEZZOSA
                     Signorsì, mi piace tanto.
 PARPAGNACCO
 Padrona. (Presentandole l’anello)
 VEZZOSA
                     Mi stupisco. (Ricusandolo con affettata modestia)
 PARPAGNACCO
                                              Eh via. (Come sopra)
 VEZZOSA
                                                              No certo. (Come sopra)
 PARPAGNACCO
 Mi fa torto. (Come sopra)
 VEZZOSA
                         Ma poi... Non vuo’, non vuo’. (Come sopra)
 PARPAGNACCO
110Eh lo prenda. (Ponendole in dito l’anello)
 VEZZOSA
                             Via via, lo prenderò. (Fingendo vergogna)
 PARPAGNACCO
 Dunque mia cara sposa... (Abbracciandola)
 VEZZOSA
                                                  Con licenza. (Ritrandosi nel veder la cameriera)
 
 SCENA III
 
 La CAMERIERA e detti
 
 CAMERIERA
 (Il barone Maccacco
 vi viene a visitar). (A Vezzosa a parte)
 VEZZOSA
                                     (Non so che dire. (Alla cameriera a parte)
 Farlo indietro tornar non è creanza.
115Venga pur, ch’io l’attendo in questa stanza). (La cameriera parte)
 PARPAGNACCO
 Oh gioia mia diletta!
 VEZZOSA
 (Sono imbrogliata assai). Vien mio fratello,
 uomo senza cervello e assai manesco;
 se vi trova con me, voi state fresco.
 PARPAGNACCO
120Dunque che deggio far? (Pauroso)
 VEZZOSA
                                               Io vi consiglio,
 
 per fuggire il periglio,
 nascondervi colà.
 PARPAGNACCO
                                  Poi se mi trova? (Come sopra)
 VEZZOSA
 Lasciate far a me;
 difendervi prometto.
 PARPAGNACCO
125Che mi spiani la gobba io già m’aspetto. (Si nasconde alla diritta)
 
 SCENA IV
 
 VEZZOSA, poi MACCACCO
 
 VEZZOSA
 Vi vuole un po’ d’ingegno
 a far l’amor con questo e con quell’altro;
 e vi vuol pronto labbro ed occhio scaltro.
 MACCACCO
 Ma... ma... ma... ma... madama,
130vi chie... chiedo perdono.
 VEZZOSA
 Del barone Maccacco io serva sono.
 MACCACCO
 Cosa fa... fa... fa... fate?
 VEZZOSA
                                            Io sto be... bene. (Contraffacendolo)
 MACCACCO
 Non mi co... corbellate.
 VEZZOSA
 Pensi lei. Signorsì,
135parlo anch’io qualche volta co... così.
 MACCACCO
 Io sono innamorato
 di voi, mia be... be... bella;
 viver non posso senza
 chia... chia... chiamar aita
140da voi che sie... sie... siete la mia vita.
 VEZZOSA
 (Che ti venga la rabbia. (Da sé)
 Oh che brutta figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura).
 MACCACCO
 Le ragazze mi co... co... corron dietro;
145vorrian ch’io fo... fo... fo... fo... follemente
 le amassi; ma non fa... fa... fanno niente.
 
    Dolce stral del dio bambino,
 bel visino fresco e tondo,
 mappamondo del mio cor.
 
150   Per te son qual navicella...
 No... qual fiore in mezzo al prato...
 Meglio assai... qual tortorella...
 No... qual fiume che sboccato...
 Ah non trovo un paralello
155per esprimere il flagello
 che di me fa il dio d’amor!
 
 VEZZOSA
 Caro signor Maccacco,
 quand’egli fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACCACCO
                                       Pe... pensate!
160Vorrei che la mia sposa
 fosse co... corteggiata
 e spi... spi... spiritosa chia... chiamata.
 VEZZOSA
 Non vi saria pericolo
 ch’io le facessi torto,
165perché più bel di lei
 che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACCACCO
 Io sono ben fa... fatto,
 son be... be... be... bello; e in conclusione
 io non sono un co... co... co... cornacchione.
 VEZZOSA
170(Che faccia di ca... ca... ca... ca... castrone!) (Da sé)
 
 SCENA V
 
 La CAMERIERA e detti
 
 CAMERIERA
 (Il conte Bellavita è giunto adesso (A Vezzosa a parte)
 e chiede al par degli altri a voi l’ingresso).
 VEZZOSA
 (Oh questa è bella affé! (Alla cameriera a parte)
 Se vien quest’altro ancor, saranno in tre).
 CAMERIERA
175Eh non vi sgomentite.
 Di ben disimpegnarvi
 capacissima siete. Il dar pastura
 a simili merlotti
 poco al vostro talento
180costar dovria, se fosser anche cento.
 
    Ah quegli occhi ladroncelli,
 ah purtroppo sono quelli...
 Non mi fate, no, parlar.
 
    Quel visetto graziosetto,
185quel labbretto sdegnosetto
 so ben io quel che può far.
 
    Come alocchi questi sciocchi,
 fra la speme ed il timore,
 se il vorrete, a tutte l’ore
190li vedrete delirar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 VEZZOSA, MACCACCO, poi BELLAVITA
 
 VEZZOSA
 (Sì sì, venga ancor lui;
 soggezion non mi prendo di costui). (Da sé)
 Giacché non è geloso, (A Maccacco)
 caro signor barone,
195con buona permissione,
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACCACCO
 Fa... fate pure; so anch’i... io l’usanza.
 Io mi riti... ti... tiro in questa stanza. (Si ritira alla sinistra)
 VEZZOSA
200Questo sarebbe il caso,
 per una a cui piacesse
 di vivere al gran mondo,
 colla vita piegata e il capo tondo.
 BELLAVITA
 Al volto porporino
205di madama Vezzosa umil m’inchino.
 VEZZOSA
 Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 BELLAVITA
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
210il prototipo ver de’ rispettosi,
 l’infimo de’ suoi servi generosi.
 VEZZOSA
 Signor, lei mi confonde;
 vorrei dir... ma non so...
 Per andar alla breve io tacerò.
 BELLAVITA
215Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
 con muto favellar va rispondendo;
 ed io, che tutto intendo,
 il genio suo comprendo.
220Ella vuol favorirmi ed io m’arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 VEZZOSA
 Non ne dica di più; lo so, lo credo,
 lo capisco, lo vedo.
 Ella è tutto ben fatto,
225ella è tutto gentile... (Egli è un bel matto).
 
    Io so quel che costumano
  le donne alla città.
 Due cicisbei le servono,
 un qua, l’altro di là.
230La testa sempre in giro,
 qua un vezzo e là un sospiro;
 ma tutti due li mandano...
 Voi m’intendete già.
 
    I cicisbei si credono
235di posseder quel core;
 ma un giorno poi s’avvedono
 del concepito errore
 e poscia se la battono
 con tutta civiltà.
 
 BELLAVITA
240Senta, signora mia, per dire il vero,
 io sono un cavaliero
 ameno e disinvolto.
 S’ella m’osserva in volto,
 un certo non so che vi troverà
245che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza,
 nelle braccia grazioso,
250nel gestir manieroso;
 si può dire ch’io sia cosa gradita;
 e poi che serve? Il conte Bellavita.
 VEZZOSA
 Già si sa, già si vede,
 la sua vita ben fatta è cosa rara;
255vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 Ella con favorirmi mi fa onore;
 cerimonie non fo, son di bon core.
 BELLAVITA
 Viva, viva il buon core.
 Anch’io l’affettazione
260odio nelle persone;
 parlar mi piace naturale affatto;
 perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabbocca dalle labbra il mio contento.
 
265   Vezzosa aimable,
 bramo l’onore
 de vu servir;
 ma l’alma mia
 di gelosia
270fate morir.
 
    (Io già m’avvedo
 che pena e langue;
 che gran plaisir!)
 
    Beltà charmante,
275vi sono amante;
 volto ben fatto,
 per voi son matto.
 Pietà vi chiedo
 de’ miei sospir.
 
 VEZZOSA
280Non si stia a faticare;
 sempre meno dirà di quel che appare.
 Ma se tanto è grazioso,
 sarà ancor generoso.
 BELLAVITA
                                        E cosa importa?
 Dov’è grazia e beltà,
285non si ricerca generosità.
 VEZZOSA
 Signore, ei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché bello e grazioso,
 quando si mostra avaro,
 alle donne non puote esser mai caro.
 BELLAVITA
290Dunque con i miei vezzi
 io non posso da voi sperare affetto?
 VEZZOSA
 Per me vi parlo schietto;
 se mi volete innamorar da buono,
 fate che della borsa io senta il suono.
 BELLAVITA
295Sarà dunque un amor interessato?
 VEZZOSA
 Sarà l’amor che dalle donne è usato.
 BELLAVITA
 Parmi di sentir gente. (Accennando verso la diritta)
 VEZZOSA
                                            Eh dite piano,
 poiché tengo un germano
 che piuttosto è cervello stravagante;
300se ci sente, vorrà far l’arrogante.
 BELLAVITA
 Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco (Si ritirano su la sinistra)
 al discorso di prima.
 Per esempio, volendo
 darvi in segno d’amor, quest’orologio, (Cava un orologio)
305dite, saria opportuno?
 VEZZOSA
 Ah sì sì, ne ho perso uno (Guardandolo)
 simile appunto a quello.
 BELLAVITA
 Guardate con che grazia io vel presento! (Le dà l’orologio)
 VEZZOSA
 O che grazia gentil! Siete un portento.
 BELLAVITA
310Mi vorrete voi bene?
 VEZZOSA
                                         Uh tanto, tanto!
 BELLAVITA
 Vi piace il volto mio?
 VEZZOSA
                                         Siete un incanto.
 BELLAVITA
 
    Vezzosa gradita,
 mio dolce tesoro.
 
 VEZZOSA
 
 Per voi, Bellavita,
315io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
 Che dolce contento
 ch’io provo, ch’io sento!
 Che brio, che beltà!
 
 BELLAVITA
 
    Ohimè sento gente. (Pauroso)
 
 VEZZOSA
 
320No no, non è niente;
 sarà mio fratello.
 
 BELLAVITA
 
 Ha poco cervello, (Come sopra)
 tremar ci farà.
 
 VEZZOSA
 
    Non tema di nulla;
325stia fermo, stia qua. (Trattenendolo)
 
 SCENA VII
 
 PARPAGNACCO e detti
 
 PARPAGNACCO
 
    Padron riverito. (Inchinandosi a Bellavita)
 
 BELLAVITA
 
 Son servo obbligato. (Inchinandosi a Parpagnacco)
 
 VEZZOSA
 
 Che gran civiltà! (All’uno e all’altro)
 
 PARPAGNACCO
 
    È tutto compito. (A Vezzosa a parte)
 
 VEZZOSA
 
330Sorella gli sono, (A Parpagnacco)
 spiacermi non sa.
 
 BELLAVITA
 
    È assai ben creato. (A Vezzosa a parte)
 
 VEZZOSA
 
 Sorella gli sono, (A Bellavita)
 spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO, BELLAVITA A DUE
 
335   (Fratello più buono (Ciascuno da sé)
 di lui non si dà).
 
 VEZZOSA
 
    Perfino ch’ei parta,
 celatevi là. (A Parpagnacco a parte)
 
 PARPAGNACCO
 
 È troppa bontà.
 
 VEZZOSA
 
340   Andate in disparte, (A Bellavita a parte)
 che poi partirà.
 
 BELLAVITA
 
 È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO, BELLAVITA A DUE
 
    Gli son servidore; (L’uno all’altro)
 comandi, signore,
345ma con libertà. (Si ritirano)
 
 SCENA VIII
 
 VEZZOSA, poi MACCACCO, indi PARPAGNACCO e BELLAVITA che tornano
 
 VEZZOSA
 
    Oh questa sì ch’è bella!
 M’hanno creduto affé.
 
 MACCACCO
 
    Non c’è più più nessuno; (Uscendo dalla sinistra)
 or to... to... tocca a me. (Avanzandosi)
 
 VEZZOSA
 
350   (E questo bel Maccacco
 da me cosa vorrà?) (A parte)
 
 MACCACCO
 
    Mia ca... ca... ca... ca... cara.
 
 VEZZOSA
 
 Mio be... be... be... be... bello.
 
 A DUE
 
 Son qua, son qua, qua, qua.
 
 PARPAGNACCO, BELLAVITA A DUE
 
355   Un altro fratello (A Vezzosa)
 codesto ancor sarà?
 
 VEZZOSA
 
    Or sono nell’imbroglio;
 non so com’anderà.
 
 MACCACCO
 
 Son qua, son qua, qua, qua.
 
 PARPAGNACCO, BELLAVITA A DUE
 
360   Ebben, quanti fratelli (A Vezzosa)
 avete, mia signora?
 
 VEZZOSA
 
 Padroni cari e belli,
 io non ve lo so dir.
 
 PARPAGNACCO
 
    Voi siete menzognera.
365Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 VEZZOSA
 
    Andate, ch’io vi mando,
 andate via di qua.
 
 MACCACCO
 
 Co... cosa mai sarà?
 
 BELLAVITA, VEZZOSA, PARPAGNACCO, MACCACCO A QUATTRO
 
370   Che razza maledetta!
 Che rabbia che mi fa!
 
 MACCACCO
 
 Co... cosa mai sarà?
 
 Fine della prima parte